L’argomento non è nuovo, ma merita una nuova riflessione in quanto sono stati recentemente comunicati nuovi dati dal gruppo di ricerca diretto dalla Prof. Dominguez-Bello a New York.

Vengono così confermati i dati già pubblicati nell’articolo comparso su Nature Medicine lo scorso anno che dimostravano come il fatto di tamponare la pelle e le superfici mucose di un neonato nato per parto cesareo, con i secreti vaginali della madre, si dimostri in grado di recuperare in gran parte la flora batterica materna simulando così il passaggio del feto attraverso le vie naturali.

La tecnica è in sè molto semplice in quanto basta prendere un tampone di garza sterile e, dopo averlo introdotto nella vagina della partoriente, strofinarlo sulla pelle e tutti gli altri orifizi (naso, bocca, orecchie, etc.) del bimbo/a che è appena nato/a mediante un parto chirurgico. In pratica, un vero e proprio trapianto di microbiota eseguito utilizzando solo “parti originali”.

Se consideriamo che attualmente in Italia quasi un bambino/a su tre nasce viene alla luce a seguito di un parto cesareo, e che questo tipo di procedura è associato a un’elevato numero di disbiosi infantili, si tratta di una metodica che merita di essere conosciuta e diffusa sia tra gli ostetrici che tra la popolazione delle donne in età fertile.