Probabilmente conoscete tutti l’anoressia nervosa come la patologia psichiatrica con la più alta mortalità in assoluto. Saprete anche che si tratta di una malattia a genesi multifattoriale in cui sono implicate componenti genetiche, metaboliche, familiari e comportamentali che porta a una restrizione dell’introito calorico nutrizionale che da luogo a una progressiva perdita di peso, talora fino alla morte per cachessia.

Non credo però che sappiate che, stranamente, l’anoressia è anche una delle patologie finora meno studiate dal punto di vista della correlazione tra gravità dei sintomi e profili microbici intestinali. In pratica esistono soltanto una decina di studi che si sono posti l’obiettivo di andare a verificare come fosse composta la flora batterica di questo tipo di pazienti.

Come è facile immaginare, tutti questi studi hanno in comune il riscontro di gradi variabili di disbiosi, una cosa piuttosto prevedibile in pazienti che alterano così tanto sia dal punto di vista qualitativo, che quantitativo, il proprio apporto alimentare.

Leggendo questi articoli, ci si rende conto – più che in altre situazioni cliniche – di quanto sia vero il detto che ogni disbiosi è un caso a sè stante, che andrebbe studiato separatamente, senza cercare di fare di ogni erba un fascio. Ciò non toglie che una maggiore attenzione a questo tipo di patologie di frontiera potrebbe aprirci nuovi orizzonti su come incrementare determinati tipi di batteri (uno fra tutti A. Muciniphila) anche nell’intestino delle persone c.d. “sane”.