Si è scoperto che vi sono almeno due batteri, il primo denominato Akkermansia Muciniphila e il secondo che risponde al nome di Lactobacillus Gasseri che potrebbero essere utilizzati per combattere l’obesità e il diabete di tipo 2.
Vari studi, uno più affascinante dell’altro, condotti con topi che erano stati sovralimentati allo scopo di farli diventare tre volte più grassi del normale, hanno dimostrato la loro efficacia come potenziali antiobesiogeni. Ai topi obesi sono stati somministrati i batteri in questione e in alcuni casi ciò ha ridotto il grasso bianco dei topi di circa la metà senza che fosse necessaria alcuna modifica della dieta.
Gli studi sono ovviamente stati replicati anche su soggetti umani, ma sull’uomo i risultati sono stati molto meno eclatanti. In uno di questi si è visto che in effetti la circonferenza addominale (che è il marker dell’adiposità viscerale) diminuiva, ma non erano presenti variazioni di peso rilevanti dal punto di vista statistico. Ciò non ha però impedito la pronta messa in commercio di diversi rimedi probiotici contenenti i suddetti batteri che vengono venduti con la promessa di essere pillole dimagranti.
Akkermansia Muciniphila e Lactobacillus Gasseri sono naturalmente presenti nel tubo digerente umano e costituiscono circa il 3-5% della normale flora batterica intestinale (vengono solitamente passati al neonato già con il latte materno) ed è vero che diminuiscono durante la gravidanza e nei soggetti affetti da obesità (ovvero in quelle condizioni in cui il microbioma si modifica in senso obesiogeno).
Al momento attuale però non vi è alcuna prova scientifica sull’efficacia della loro somministrazione a scopo dimagrante, soprattutto se tale somministrazione non si associa ad una sostanziale modifica dei nutrienti presenti nella dieta del soggetto. Non serve a gran che – infatti – trapiantare un batterio se poi lo faccio morire di fame perchè mi alimento con i cibi sbagliati, quelli cioè che questi non è in grado di utilizzare per il proprio sostentamento.