Il fatto che nei maschi di qualsiasi specie l’invecchiamento si accompagni a una diminuzione dei livelli circolanti di testosterone è ben noto. Meno note sono invece le correlazioni esistenti tra microbioma e ormoni sessuali maschili. O almeno lo erano fino a pochi anni or sono.
Risale infatti al 2014 un interessante articolo pubblicato da un gruppo di ricercatori del MIT che, in maniera del tutto casuale, mentre conducevano uno studio su probiotici e obesità, si sono accorti che i topi cui erano stati aggiunti lattobacilli nella dieta presentavano testicoli di maggiori dimensioni, unitamente ad una aumentata percentuale di testosterone circolante rispetto agli animali della stessa età che non assumevano probiotici.
Incuriositi dalla scoperta, i ricercatori hanno deciso di saperne di più e sono andati ad esaminare il tessuto dei testicoli degli animali mediante raffinate indagini istologiche. Il risultato? Un aumento delle sezioni dei tubuli seminiferi associato ad un incremento del numero di cellule di Leydig cui conseguiva anche un aumento della spermatogenesi. In parole povere: un aumento della fertilità rispetto ad animali della stessa età.
Il meccanismo di azione sembrerebbe da ritrovarsi in un’azione anti-infiammatoria esercitata dai lattobacilli, che sono notoriamente degli inibitori dell’Interleuchina 17-A (una delle più potenti citochine infiammatorie); e la cosa ha un senso dato che l’infiammazione silente è ritenuta una delle principali cause dell’atrofia testicolare degli anziani, cui consegue diminuita secrezione di testosterone e perdita di fertilità.
Non è dunque azzardato affermare che una supplementazione di Lactobacillus reuteri (questi infatti erano i probiotici somministrati ai topi) possa costituire un’utile integrazione a basso costo e zero effetti collaterali in tutti i casi di ipogonadismo e di infertilità maschile (non solo negli anziani). Ancora una volta, il potere dei batteri ci sorprende e ci stupisce.