Cosa ci vuole per vivere fino a cento anni? Se prestiamo fede a quanto affermato da Dan Bluettner nelle sue ricerche sulle Blue Zones, il segreto risiederebbe nel mantenere uno stile di vita tradizionale. Intendendosi con questo termine sia il tipo di lavoro che si svolge, che la strutturazione della società in cui si vive, che il tipo di dieta che si segue.
Ma la domanda che noi ricercatori oggi ci poniamo è: in che modo questo stile di vita può impattare sul microbioma di queste persone per aiutarle a mantenersi sane e vitali più a lungo? Per quanto questa possa sembrare una curiosità bizzarra posso assicurarvi che esistono già diversi studi che hanno cercato di trovarvi una risposta.
E questa risposta è…Bifidbacteri (o almeno così pare). Alcuni ceppi di Bifidobacterium Longum per la precisione. E la cosa non stupisce più di tanto visto che è ben noto che i Bifidobacteri, una specie probiotica che prolifera abitualmente nell’intestino tenue e nella parte ascendente dell’intestino crasso, sono da molti anni ritenuti i principali collaboratori del sistema immunitario adulto.
La presenza di Bifidobacteri nell’intestino di un centenario serve, probabilmente, anche a controbilanciare l’eccessiva proliferazione di anaerobi facoltativi quali Fusobacteriacee, Staphilococci e le tante specie del phylum dei Proteobacteri quali le Enterobacteriacee che si fanno sempre più numerose con l’aumentare dell’età e che sono spia di uno stato di infiammazione silente diffusa che è ritenuta essere un fattore critico del processo di invecchiamento.
Possiamo pertanto dire senza timore di smentita che i tanti fattori che predispongono ad un salutare allungamento della vita influiscono specificamente anche sul mantenimento di un microbioma ricco e variato.