Vi sono pochi dubbi sul fatto che il sistema immunitario dell’uomo dipenda strettamente dalle istruzioni che riceve continuamente dal suo microbiota, ovvero da quella ricchissima comunità di microrganismi che vivono in simbiosi con il nostro corpo.
Si è visto infatti che quando questa comunità di simbionti perde in ricchezza e diversità, e va incontro a quel processo che viene definito “disbiosi”, il sistema immunitario dell’ospite inizia a perdere di efficacia e precisione al punto da reagire in maniera incongrua, per eccesso, per difetto, o talora contro l’oggetto sbagliato (come avviene nella malattie autoimmuni).
Non è certo casuale che negli ultimi 50 anni, nei paesi occidentali, si sia registrato un aumento del tasso di disbiosi che va di pari passo con l’aumento delle principali malattie del progresso e che anche nei campioni dei nostri test del microbioma intestinale si riscontra che più di un terzo dei cittadini italiani “sani” presenta un elevato livello di disbiosi intestinale.
Se volessimo usare una metafora finanziaria, potremmo dire che avere una disbiosi intestinale che va ad impattare sulle risorse del sistema immunitario è un po’ come avere un grosso debito che, assorbendo la maggior parte del nostro stipendio, non ci consente di sentirci al sicuro in quanto non ci permette di disporre del denaro necessario per eventuali spese di emergenza.
Oggi sappiamo che diagnosticare una disbiosi intestinale mediante un test del microbioma intestinale è facilissimo e che è possibile ricolonizzare progressivamente un intestino disbiotico in maniera tanto più rapida quanto più lieve è la disbiosi di partenza. Pertanto possiamo dire che abbiamo in mano almeno un’arma per potenziare efficacemente il nostro sistema immunitario.