Agli inizi della ricerca sul microbioma intestinale, i probiotici hanno conosciuto un enorme crescita di interesse da parte di medici e pazienti.
La logica era piuttosto semplice: i probiotici non fanno male ma, visto ciò che si va scoprendo sul microbioma, potrebbero aiutare pazienti con problemi come IBS, permeabilità intestinale e diarrea, e forse anche malattie autoimmuni o addirittura eccesso di grasso. Probabilmente avrete notato l’esplosione del marketing dei probiotici su tutti i media.
Ciò era in linea con il (primo) pensiero scientifico dell’epoca, secondo cui i probiotici avrebbero aiutato a riequilibrare i microbi intestinali, inserendo nell’intestino microbi “buoni” questi avrebbero superato i “cattivi”. Ma oggi? Sappiamo molto di più, e se è vero che i probiotici possono essere utili, certo non sono la panacea per tutti i mali.
Oggi sappiamo che, in alcuni casi, l’assunzione di un ceppo a caso potrebbe essere un completo spreco di denaro, anche se un paziente ha davvero bisogno di un probiotico. E che, in certi casi, può anche peggiorare la sintomatologia lamentata dal soggetto.
Il motivo: ci sono centinaia di ceppi di batteri intestinali e ogni mese ne vengono immessi in commercio di nuovi. Pertanto è chiaro che se non si sceglie il probiotico giusto per il disturbo di cui si soffre, quasi certamente non si otterrà alcun beneficio.
In effetti, sulla base della ricerca, ci sono solo poche condizioni note in cui i probiotici attualmente in commercio aiutano (e l’obesità non è fra queste…). Quindi, prima di assumere probiotici a caso, rifletteteci su e magari chiedete consiglio a chi ne sa più di voi, tipo un medico.