Dove ci porteranno tutti questi studi sul microbioma? La flora batterica sarà la panacea che ci permetterà di prevenire e/o curare le principali malattie del mondo occidentale? Probabilmente questo è chiedere un pò troppo. Ma è certo che questo filone di ricerca è destinato a portarci molto più lontano di quanto siamo attualmente in grado di immaginare.
Molte sono le patologie del progresso che sono state associate in un modo o nell’altro a modifiche della flora batterica e della cui patogenesi si sa ancora troppo poco per poter fare previsioni in merito ai meccanismi causali e dunque in merito alle possibili strategie terapeutiche. Ma già interessanti strategie terapeutiche stanno diventando realtà.
Il principio ispiratore di questi interventi è molto simile e parte dal presupposto comune che, se si riuscisse a sostituire il microbioma di un individuo malato con quello di un individuo sano, e a farlo attecchire permanentemente al corpo dell’ospite si potrebbe forse indurre una remissione o una guarigione della sua patologia. Non è forse quello che succede anche negli animali da esperimento? In fondo i batteri non contengono antigeni di membrana come le cellule umane e non possono dunque essere rigettati dall’ospite come accade con i trapianti di altro tipo.
Il presupposto di partenza ha dell’incredibile, in quanto significa considerare tutta una serie di malattie che fino ad oggi abbiamo ritenuto “metaboliche” o “autoimmuni” o cardiovascolari” etc. come se fossero “infezioni metaboliche”.
Forse è davvero chiedere un pò troppo alla nostra adattabilità teoretica. Ma proviamo per un istante ad immaginare che possa funzionare davvero. Questo significherebbe curare l’obesità e la sindrome metabolica trapiantando nell’intestino di un obeso il microbioma di un individuo magro. O curare un depresso trapiantando nel suo intestino il microbioma di un individuo allegro.
Se pensiamo che lo scorso anno la Food and Drug Administration americana ha autorizzato una terapia sperimentale dell’autismo che si basa su trapianti microbici ci viene da pensare che non siamo poi così lontani da questo tipo di risultati.
Per il momento l’unica patologia che viene curata con trapianti microbici è l’infezione intestinale da clostridium difficile, una rara patologia che appare resistente alla maggior parte degli antibiotici ma che può essere curata con un’unica inoculazione di microbioma proveniente dall’intestino di un donatore sano.