La chiamano PANDAS, un nome simpatico per descrivere una malattia non bella. In realtà è un acronimo creato per descrivere un disturbo neuropsichiatrico che pare collegato ai postumi di una “banale” infezione da streptococco beta-emolitico di gruppo A.
Si tratta di una patologia descritta per la prima volta a metà degli anni 90 che colpisce prevalentemente bambini, sulla cui identità nosologica ancora si discute (nel senso che secondo alcuni neuropsichiatri non esisterebbe) e di cui si parla poco (forse troppo poco). Ma se consideriamo ciò che già si sa, a proposito dell’influenza dei batteri sul comportamento, non è poi un’ipotesi assurda.
Il motivo per cui ne parliamo qui è che, secondo le teorie più recenti, la PANDAS (proprio come accade per altre malattie autoimmuni) non sarebbe causata dagli effetti dell’infezione in sè, quanto piuttosto dagli effetti indotti sul microbioma intestinale dalle terapie antibiotiche usate per debellare lo streptococco.
Nessuno al momento è in grado di spiegare perchè – trattandosi di infezioni comunissime – la PANDAS si scateni in alcuni bambini e in altri no. L’idea è che i fattori scatenanti si vadano a sommare sia a fattori predisponenti di tipo psicologico che a un presistente microbioma disbiotico.
Non è strano dunque che, in quei casi in cui venga dimostrata un’alterazione del microbioma intestinale, una terapia a base di prebiotici e probiotici mirante a riequilibrare la disbiosi possa sortire effetti positivi sul comportamento dei bambini affetti da PANDAS.