Alla fine ci siamo arrivati e abbiamo iniziato a mettere in ordine i dati di quattro anni di lavoro, senza sensazionalismi o comparsate sui media. Nonostante (o forse, anche grazie a) la nostra understatement policy uno dei nostri articoli è stato accettato dalla prestigiosa rivista Nature Scientific Reports.
La sua originalità risiede nel fatto che si tratta della prima testimonianza che analizza dati che provengono esclusivamente da una popolazione di italiani cosiddetti “sani”, persone cioè, che non sono attualmente affette da alcuna malattia.
Il nostro obiettivo, prima di iniziare a diffondere dati provenienti dalla popolazione italiana cosiddetta “malata”, è stato quello di inquadrare una cornice di riferimento per definire cosa ci si potesse aspettare di trovare nel microbioma intestinale di un campione di italiani in salute, provenienti dalle diverse regioni dello Stivale.
Questi dati possono essere utilizzati già da oggi come unità di misura per confrontare dati patologici provenienti da pazienti italiani nell’ottica di una maggiore chiarezza e condivisione tra gruppi di ricerca.
Se pensate che tutto questo è stato fatto senza aver ricevuto alcun finanziamento, nè da parte di istituzioni private nè – tantomeno – governative, potete capire come mai ne siamo così fieri.