Potrebbe esserci l’intervento del microbiota intestinale dietro l’effetto dimagrante indotto dal digiuno intermittente. O, almeno, questo è ciò che una recente ricerca ha dimostrato essere vero nei topi.

Si sa che nei roditori il digiuno intermittente – una strategia sempre più spesso utilizzata sull’uomo per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, metaboliche e neurodegenerative – ha tra i suoi tanti effetti quello di attivare la termogenesi grazie alla stimolazione di un aumento della quantità di grasso bruno.

Lo studio citato è interessante in quanto dimostra che tale effetto sarebbe in realtà mediato dalla flora batterica intestinale dato che negli animali nei quali sia stata sperimentalmente indotta una disbiosi intestinale tale effetto non si manifesta.

I ricercatori concludono pertanto che la trasformazione del grasso bianco in grasso bruno da cui dipende l’aumento di termogenesi – cui conseguono la perdita di peso e la correzione dei markers metabolici di insulinoresistenza – sarebbe da attribuirsi al protocollo alimentare utilizzato (alimentazione a giorni alterni o ADF).

Se questa osservazione si dimostrasse vera anche nell’uomo, permetterebbe di aggiungere un ulteriore tassello alla comprensione dei modi in cui il digiuno intermittente influisce sulla longevità .