A fine Agosto è stata pubblicata una meta-analisi sistematica di tutti gli studi riguardanti le interazioni tra psicofarmaci e microbioma intestinale le cui conclusioni sono piuttosto interessanti. Si sa da tempo che i batteri intestinali possono influenzare in modo significativo la biodisponibilità dei farmaci e questo è particolarmente vero per gli psicofarmaci.
Uno studio recente ha riportato che nei ratti le modifiche del microbioma intestinale possono raddoppiare la biodisponibilità dell’olanzapina. Ciò potrebbe avvenire attraverso meccanismi diretti e indiretti. I meccanismi indiretti includono la capacità dei batteri intestinali di modificare l’attività dei citocromi umani e il riciclo enteroepatico dei farmaci; i meccanismi diretti includono la biotrasformazione e il bioaccumulo.
Recentemente, è stato dimostrato che l’espressione della tirosina decarbossilasi prodotta dai batteri intestinali può ridurre la biodisponibilità della levodopa, un farmaco utilizzato per il trattamento della malattia di Parkinson, e aumentare il livello di m-tiramina, con conseguenze dirette sulla sua efficacia e tollerabilità.
Le alterazioni del microbioma intestinale, come una bassa alfa diversità, sono state associate a un aumento dello stato proinfiammatorio cronico aspecifico (caratterizzatoad da un aumento della proteina C-reattiva e dei livelli di citochine), che può essere alla base di alcune forme di resistenza al trattamento nei disturbi dell’umore e nei disturbi psicotici.
Tuttavia, i meccanismi precisi con cui l’infiammazione dovrebbe guidare la resistenza al trattamento sono tuttora sconosciuti e le strategie di stratificazione del trattamento basate sulla proteina C-reattiva/citochine non si sono fino ad ora dimostrate efficaci. Una possibilità è che i pazienti che sono affetti da uno stato proinfiammatorio cronico abbiano semplicemente una alterazione del microbioma intestinale, che potrebbe essere responsabile – attraverso meccanismi più specifici – di alcuni aspetti della resistenza al trattamento.
Bisogna dire per completezza che nessuno degli studi inclusi nella meta-analisi era a basso rischio di bias. Uno dei problemi principali è che i risultati dei singoli studi spesso non tenevano conto di variabili importanti come i cambiamenti metabolici, la dieta, l’obesità e il sesso e questo limita la solidità delle conclusioni che si possono trarre. Ciò nonostante, se soffrite di una malattia mentale dovreste seriamente cercare di ottimizzare il vostro microbioma intestinale.