Ne avevamo parlato già nei primi mesi dello scorso anno, agli inizi della pandemia, quando tutti si chiedevano quali fossero i fattori di rischio individuali che predisponevano all’aggravamento dei sintomi della malattia.

Sulla base di nostre osservazioni, fatte su un piccolo numero di pazienti che in precedenza avevano eseguito un test del microbioma intestinale, avevamo suggerito che potesse esserci una correlazione tra presenza di disbiosi e gravità della sintomatologia in caso di infezione da SARS CoV-2.

Un anno dopo queste osservazioni cominciano ad essere confermate da studi sistematici che correlano la presenza di disbiosi e la sua gravità con la severità dei sintomi della malattia nei pazienti ospedalizzati.

Questa serie di riscontri sono molto importanti in quanto ci permettono di pensare a un metodo di prevenzione semplice ed efficace che può impattare favorevolmente non soltanto sulla pandemia in corso ma anche su future virosi derivanti da successivi spillovers che, al momento, tutti gli scienziati danno come altamente probabili.

Dunque, non facciamoci cogliere impreparati e cerchiamo di migliorare le condizioni della nostra flora intestinale che sappiamo essere una vera e propria barriera immunitaria biologica contro la penetrazione di microrganismi non residenti.